La lipidosi epatica è una delle malattie epatiche di più frequente riscontro nel gatto. È caratterizzata da accumulo di grassi, specialmente lipidi della famiglia dei trigliceridi, nelle cellule epatiche, e può colpire gatti di qualunque età, senza particolare predilezione di razza e sesso. Tuttavia, sembrano più frequentemente colpite femmine di mezza età o anziane, rispetto ai maschi e ai soggetti giovani. Questo accumulo di lipidi comporta una diminuzione della funzionalità epatica e conseguente insufficienza epatica. La lipidosi epatica felina può essere primaria, ovvero insorgere senza una causa apparente, e in questo caso viene definita idiopatica, oppure secondaria ad altre patologie. In linea di massima, la lipidosi dipende da errori nutrizionali, che comportano:

  • aumento del peso
  • obesità
  • oppure anche perdita di peso, troppo repentina.

I gatti alimentati con cibi ricchi di carboidrati e grassi tendono a far accumulare infatti grasso, soprattutto a livello addominale, e a rendere obesi. Altri fattori di rischio sono la sterilizzazione, la sedentarietà, le malattie metaboliche come il diabete mellito. Anche i gatti che perdono peso in modo troppo veloce possono essere soggetti a lipidosi epatica; questo può accadere a causa di diversi meccanismi, come ad esempio in gatti che diventano anoressici per diversi motivi e patologie, anche non direttamente correlate alla lipidosi epatica, oppure in gatti che dimagriscono troppo rapidamente a causa di diete troppo spinte. In entrambi i casi, la riduzione delle chilocalorie apportate o a causa del digiuno o a causa della riduzione calorica della dieta, porta a una mobilizzazione dei grassi corporei, che possono accumularsi a livello epatico. Il fegato ha infatti il compito di sintetizzare grassi, quali trigliceridi, colesterolo, lipoproteine e fosfolipidi e metabolizzare i grassi introdotti con la dieta o presenti nell’organismo; quando il fegato è sano e quindi svolge la sua funzione, la componente di grasso neutro, che compone l’organo, rappresenta all’incirca il 5% della massa.

Quando invece si verifica la lipidosi, vi è un tale accumulo di lipidi, che l’organo può arrivare a raddoppiare o triplicare il proprio peso. L’accumulo lipidico si verifica nel momento in cui la sintesi o il deposito epatico diventano nettamente superiori rispetto alla capacità di utilizzo. Come detto in precedenza, l’ipernutrizione, soprattutto causata da carboidrati e grassi in eccesso nella dieta, è causa dell’accumulo di lipidi all’interno delle cellule epatiche. Molti dei soggetti, che sviluppano lipidosi epatica, sono infatti obesi. L’altra causa di accumulo rapido di lipidi, come accennato in precedenza, è l’anoressia, causata da patologie non direttamente correlate con una malattia epatica. I gatti possono infatti divenire anoressici per diversi motivi come, ad esempio:

  • patologie a livello del cavo orale
  • rifiuto di un nuovo alimento
  • patologie in grado di provocare dolore o nausea, come affezioni epatiche, gastrointestinali, o neoplastiche.

Se il tuo gatto è obeso o in sovrappeso e noti che non mangia, portalo rapidamente dal veterinario in quanto anche soli pochi giorni di digiuno potrebbero causargli lipidosi epatica. Ci sono in ogni caso diversi segnali che possono allertarci, vediamoli insieme.

Lipidosi epatica felina: i sintomi

I gatti affetti da lipidosi epatica possono avere sintomi da lievi a più gravi.
Tra questi i più frequenti sono:

  • nausea
  • vomito
  • debolezza
  • depressione
  • abbattimento
  • tendenza a nascondersi
  • pelo brutto
  • diminuzione dell’appetito fino all’anoressia completa
  • perdita di peso repentina.

Dopo qualche tempo, il fegato in affanno non riesce più a metabolizzare la bilirubina, che si accumula nei tessuti, dando il tipico colore giallastro alle mucose apparenti e compare quindi l’ittero. Nei casi più gravi i gatti possono manifestare segni neurologici e di estrema debolezza, come ad esempio un tipico atteggiamento con il collo tenuto verso il basso, che viene definita ventroflessione del collo o addirittura non riuscire più a muoversi, rimanendo in decubito permanente. L’accumulo di sostanze tossiche, che non vengono più metabolizzate dalla funzione epatica, può portare anche all’encefalopatia epatica, che può manifestarsi con diversi sintomi neurologici e con ipersalivazione. La diagnosi di lipidiosi epatica, oltre che con dei segni riscontrati alla visita clinica, come l’ittero e l’aumento di volume del profilo epatico alla palpazione addominale, che possono però essere anche assenti, si effettua con alcuni test, tra cui:

  • analisi del sangue, complete con emocromocitometrico
  • test coagulativi
  • esami biochimici.

Spesso è anche necessario un approfondimento mediante un’ecografia addominale. Nella maggior parte dei casi, i riscontri di analisi del sangue, sintomatologia ed ecografia addominale sono sufficienti a emettere la diagnosi di lipidosi. Talvolta però potrebbero rendersi necessari altri esami di conferma, come un agoaspirato epatico o una biopsia, volti a studiare il tessuto epatico a conferma della diagnosi.

Lipidosi epatica nel gatto: la terapia

Una volta effettuata la diagnosi di lipidosi, va quanto prima effettuata una terapia. Nei casi più gravi, i gatti devono essere ricoverati in strutture attrezzate ed effettuare una fluidoterapia endovenosa e un’alimentazione forzata attraverso l’applicazione di speciali sondini, oltre a farmaci antiemetici e diversi integratori. Nei casi più lievi, invece, la gestione può essere fatta anche in day hospital, ma possono essere comunque necessarie la fluidoterpia e l’alimentazione forzata mediante siringa, anche senza applicazione di un sondino. Molto importanti sono le integrazioni terapeutiche a base di vitamine del gruppo B, carnitina, vitamina K, cobalamina, antiossidanti come il glutatione, taurina, S-adenosil-metionina ed epatoprotettori fitoterapici, come la silimarina e il carduus marianus.

 Lipidosi epatica nel gatto: l’alimentazione

La gestione alimentare dei gatti con lipidiosi epatica è uno step fondamentale della terapia. I gatti anoressici, come accennato, vanno alimentati forzatamente o attraverso l’applicazione di sondini nasogastrici o esofagostomici, in questi casi ospedalizzandoli, o attraverso l’utilizzo di siringhe. In commercio esistono numerosi cibi industriali formulati con una consistenza tale da poter essere utilizzati sia con sondini, che con siringhe, e quindi con una texture quasi liquida. In alcuni casi, si possono preparare anche alimenti casalinghi, ma a patto che ci sia un veterinario nutrizionista che formuli la ricetta.  Gli alimenti da offrire ai gatti con lipidosi epatica devono essere molto digeribili e con elevata densità energetica, ovvero riuscire a garantire il massimo apporto calorico con il minimo quantitativo somministrato; questo proprio perché essendo i gatti nauseati ed anoressici, è difficile fargli ingerire grandi quantità di cibo. Questi alimenti devono essere molto proteici e con adeguato quantitativo di grassi e scarsi carboidrati. I carboidrati infatti possono causare:

  • diarrea
  • gonfiore addominale causato da fermentazioni
  • crampi con dolore addominale, che peggiorerebbe l’anoressia.

Le proteine vanno ridotte solo in quei gatti con encefalopatia epatica.
Le proteine in oltre devono essere di alto valore biologico e contenere alcuni aminoacidi essenziali, quali l’ arginina e la taurina, amminoacido essenziale nel gatto.
Secondo alcuni studi, è vantaggiosa un’integrazione con L-carnitina, in quanto in grado di diminuire la concentrazione di acidi grassi a livello plasmatico e favorire l’eliminazione dei trigliceridi dagli epatociti.
I grassi sono da preferire molto digeribili, come quelli formati da acidi grassi a media catena, e vanno sempre aggiunti al cibo EPA e DHA, acidi grassi a spiccata azione antinfiammatoria, e in grado di ridurre la colesterolemia.
Il mio gatto può guarire dalla lipidosi epatica?

I gatti possono guarire dalla lipidosi epatica, specialmente quelli nei quali non vi è una patologia sottostante grave. Molto importante sull’andamento della prognosi è la tempestività con la qual s’interviene: prima si inizieranno le terapie e la dieta e maggiori possibilità avrà il nostro gatto di guarire. Per quelli con una forma lieve, spesso, anche solo la dieta idonea e la somministrazione per lunghi periodi di integratori può portare a guarigione. Molto importante poi è la prevenzione delle recidive: gatti in sovrappeso o obesi possono infatti andare incontro a episodi ripetuti di lipidosi epatica, che nel tempo potrebbero trasformarsi in forme più gravi. È molto importante, quindi, far seguire il vostro gatto che è guarito da un episodio di lipidosi epatica, da un medico veterinario esperto in nutrizione, e controllare regolarmente i parametri epatici con esami ematici specifici. Nelle forme più gravi e quando c’è una patologia sottostante inguaribile, come una neoplasia maligna, purtroppo l’insufficienza epatica può diventare irreversibile e causare l’exitus. Tuttavia, attraverso controlli regolari, una corretta alimentazione e la somministrazione di diete specifiche e integratori alimentari ai primi segnali disordine epatico, si possono scongiurare le forme più gravi.

 Lipidosi epatica nel cane

Anche i cani possono incorrere in fenomeni di lipidosi epatica, seppur in maniera sensibilmente minore rispetto ai gatti. Una degenerazione del fegato con fibrosi e perdita di funzionalità è infatti di maggior riscontro nella specie canina. Le cause della lipidoisi epatica nel cane sono le stesse che nel gatto, ma oltre la perdita di peso e l’obesità, vi sono altre condizioni che predispongono allo sviluppo di tale patologia, come ad esempio l’ipotiroidismo, il diabete e l’esposizione a tossine. Anche la terapia e la prognosi non differiscono di molto rispetto ai felini. Statisticamente, in ogni caso è una patologia molto più frequente nei felini.