Sono“antibiotici”, le batteriocine? No, non lo sono e non sono farmaci. Ma gli si riconosce un’attività antimicrobica che può contribuire a contrastare i microrganismi nocivi
Tecnicamente, le batteriocine (Btc) sono peptidi bioattivi di origine batterica, che presentano attività antimicrobica. Tradotto, alcuni batteri “buoni” sono in grado di difendersi dai microrganismi “cattivi”, anche attraverso la produzione di sostanze difensive dette “battoriocine”.
Di origine naturale, dunque, le batteriocine. Vengono infatti prodotte da particolari ceppi batterici, come alcuni di interesse lattiero-caseario. Quali? I cosiddetti Lactic Acid Bacteria (Lab), come quelli appartenenti ai generi Lactococcus e Lactobacillus.
Vengono considerate una prima linea di difesa “innata” contro le infezioni, comune non solo ad alcuni microrganismi, ma anche a diverse specie viventi. Negli ultimi anni le batteriocine hanno riscosso un crescente interesse anche come possibili bioconservanti. Che significa? Nel “biocontrollo” rientrano diverse strategie naturali di controllo, non chimiche; in questo caso, si intende l’utilizzo di uno o più microrganismi benefici, al fine di controllare altri microrganismi non benefici (patogeni). Tutta una questione di antagonismo a fin di bene, potremmo dire, dove il biocontrollo può avvenire in maniera diretta (batteri “buoni” contro i “cattivi”) ma anche con agenti antimicrobici indiretti, come le batteriocine, che rientrano tra i cosiddetti postbiotici. Le batteriocine prodotte dai batteri lattici, in effetti, hanno una capacità antimicrobica che le rende potenzialmente utili come bioconservanti alimentari, ma anche in ambito clinico veterinario. In entrambi i casi, sia negli alimenti che nell’intestino di cani e gatti, contrastano la proliferazione di microrganismi dannosi. Ecco, dopo prebiotici e probiotici, una nuova parola “buona” da ricordare, dunque, per il benessere intestinale del tuo cane o gatto: postbiotici.
Se impiegate non da sole ma in combinazione tra loro, le batteriocine possono inoltre mostrare un effetto potenziato, che sfrutta la sinergia d’azione delle singole batteriocine impiegate.
Ma come agiscono, le batteriocine? Data la loro particolare struttura, riescono a legarsi stabilmente alla cellula batterica nociva (a livello della sua membrana cellulare), destabilizzandola e portandola rapidamente a morte. E senza rischi di tossicità.
Quali sono?
Al momento, si conoscono più di 45 batteriocine, suddivise in diverse classi. Una batteriocina piuttosto nota è la nisina, che viene sintetizzata dal Lactococcus lactis.
La lattoferrina è una proteina del siero di latte considerata un’importante molecola difensiva; è nell’ambito della ricerca di nuove sostanze antimicrobiche, che la lattoferrina mostra diverse e interessanti applicazioni farmacologiche possibili.
Le batteriocine derivate dalla lattoferrina, come la lattoferricina, mostrano attività antimicrobiche anche più potenti della lattoferrina stessa, da cui derivano. Già in uno studio del 1997 Hoek e Colleghi collegavano l’attività antibatterica della lattoferricina alla sua capacità di legarsi alla cellula batterica “cattiva”, compromessa infine grazie all’alterazione della sua barriera difensiva nella membrana cellulare (Hoek et al., 1997). In seguito, si è visto che la lattoferricina possiede in vitro attività non solo antimicrobiche, ma anche possibili applicazioni multifunzionali, in altri ambiti del benessere.
Un mondo interessante, dunque, quello delle batteriocine. Che sta riscuotendo interesse soprattutto negli anni più recenti, ma che probabilmente affonda le radici in tempi ben più antichi. È infatti verosimile che l’essere umano utilizzi le batteriocine da tempo, casomai anche senza saperlo, fin da quando ha iniziato a produrre i primi alimenti fermentati.
Oggi, è possibile trovarle anche in mangimi complementari a particolari fini nutrizionali come il Florentero Act di Candioli Pharma, utile al mantenimento del benessere intestinale di cane e gatto. Da somministrare sempre dietro consiglio medico-veterinario.