La Parvovirosi è una malattia infettiva contagiosa che provoca una forma di infiammazione dell’intestino tenue, ovvero un’enterite, ed è causata da un virus. I Parvovirus colpiscono anche altri animali oltre al cane, ma in questo articolo vedremo quella che colpisce i cani.
Sommario
- 1 Il virus della parvovirosi nel cane
- 2 La trasmissione della parvovirosi canina
- 3 Razze più sensibili al parvovirus canino
- 4 I fattori favorenti
- 5 L’infezione: Il vaccino contro la parvovirosi
- 6 Epidemiologia della parvovirosi
- 7 Sintomatologia
- 8 La gestione della parvovirosi nel cane
- 9 L’importanza della vaccinazione
Il virus della parvovirosi nel cane
La Parvovirosi del cane, conosciuta anche come gastroenterite emorragica infettiva, è provocata dal Parvovirus canino (CPV-2). Questi sono dei DNA-virus privi di envelope, ovvero senza lo strato esterno che avvolge altri tipi di virus. Questa caratteristica rende il Parvovirus molto resistente nell’ambiente in quanto l’envelope è formato da lipidi che sono normalmente distrutti dai comuni disinfettanti.
Nel caso del Parvovirus l’unico disinfettante in grado di distruggere i virioni è l’ipoclorito di sodio, ovvero la comune candeggina, da utilizzarsi opportunamente diluita, su indicazione del nostro medico veterinario.
La trasmissione della parvovirosi canina
L’infezione può avvenire sia per via diretta che indiretta. Per via diretta avviene attraverso il contatto tra animale malato ed animale sano, attraverso i liquidi organici quali vomito, feci, saliva, urina, pelo contaminato. La via più comune di infezione è tuttavia quella oro-fecale. Un’altra via diretta è quella materno-fetale, per via intrauterina o perinatale e che solitamente determina l’insorgenza di una miocardite neonatale acuta quasi sempre fatale per i cuccioli.
L’infezione si trasmette anche per via indiretta attraverso oggetti inanimati contaminati da materiale patologico quali scodelle, cucce, gabbie di ricoveri, ed anche attraverso le manipolazioni da parte di operatori che accudiscono gli animali ammalati, ad esempio attraverso i loro guanti, abiti e scarpe.
Razze più sensibili al parvovirus canino
- Rottweiler
- Dobermann
- American Pitbull Terrier
- Pastore tedesco
- English Springer Spaniel
I fattori favorenti
Oltre alla predisposizione genetica, anche altri fattori possono incidere sulla diffusione e severità dell’infezione. Il primo è ovviamente l’introduzione di un soggetto infetto; poi vi sono altri fattori quali ambienti affollati, scarsa igiene ambientale, stress dei soggetti, concomitanza di parassitosi ed altre infezioni intestinali, ed in generale disbiosi intestinale. Negli ultimi anni si è infatti visto che l’equilibrio e la salute del microbiota intestinale, ovvero del pool di microrganismi che compone la flora batterica intestinale, svolge invece un ruolo protettivo.
L’infezione: Il vaccino contro la parvovirosi
I primi isolamenti del Parvovirus canino risalgono al 1978 contemporaneamente negli Stati Uniti, in Canada ed in Europa, e nel 1980 in Italia. All’epoca la malattia era una vera e propria sciagura per i cani che ne venivano colpiti. Fortunatamente ai giorni nostri esistono vaccini efficaci e sicuri che possono prevenirla, e terapie mediche in grado di combatterla.
Questi vaccini rientrano tra l’altro nelle così dette vaccinazioni “core” secondo le linee guida internazionali della WSAVA, ovvero sono vaccini indispensabili in quanto proteggono da malattie gravi, potenzialmente fatali e diffuse in tutto il mondo. I vaccini per la Parvovirosi, se ben somministrati e con opportuni intervalli, possono proteggere il tuo cane per tutta la durata della sua vita.
Il vaccino va somministrato anche alle cagne femmine adulte che avranno cucciolate in quanto l’immunità si trasmette da madre a cuccioli; questa immunità materna perdura per un certo intervallo di tempo che varia solitamente tra le 7 e le 9 settimane dopo la nascita. È importante quindi sottoporre i cuccioli alla vaccinazione in un arco temporale ben definito che oscilla tra i 50 ed il 70 giorni di vita. Il periodo in cui i cuccioli sono più vulnerabili è influenzato da diversi fattori quali l’assunzione del colostro, il primo latte materno, ricco di anticorpi, le condizioni ambientali, igieniche, il sovraffollamento ed altri fattori stressogeni.
Vi sono poi vaccini di ultima generazione che possono essere utilizzati in ambienti ad alto rischio, quali canili ed allevamenti, che si possono somministrare a partire da 50 giorni o prima, ed immunizzano già dopo 7 giorni dall’iniezione. Rivolgendoti al tuo veterinario di fiducia avrai tutte le informazioni sul protocollo vaccinale più idoneo alla condizione del tuo amico a quattro zampe.
Epidemiologia della parvovirosi
Una volta che si viene a contatto col Parvovirus vi è un periodo di incubazione che varia tra 1 e 2 settimane. Le manifestazioni cliniche si hanno tra i 3 ed i 7 giorni post-infezione, mentre il virus viene eliminato nell’ambiente per 13-30 giorni.
Sintomatologia
I segni clinici della Parvovirosi sono abbastanza severi ed includono:
- abbattimento
- letargia
- vomito incoercibile
- diarrea liquida ed ematica, molto profusa e maleodorante
- anoressia
- febbre
Tra gli esami di laboratorio che risulteranno alterati, oltre ad i test sierologici specifici che dimostrano la positività al virus, anche l’esame emocromocitometrico risulterà modificato con una severa diminuzione del numero dei globuli bianchi. Questo a causa del fatto che i Parvovirus replicano nelle cellule ad alto indice mitotico, ovvero quelle cellule soggette a rapido turn over, tra le quali quelle intestinali e del midollo, oltre che cardiache, se il virus viene contratto da cuccioli neonati.
E questo comportamento biologico spiega anche la maggiore gravità della patologia quando colpisce cuccioli molto giovani, rispetto a cani adolescenti o a giovani adulti, in quanto i primi hanno un turn over cellulare più rapido a causa del fisiologico accrescimento. Nelle forme gravi ed iperacute i cuccioli possono essere colpiti da ipoglicemia, setticemia, convulsioni, shock, coma, e giungere all’exitus.
La gestione della parvovirosi nel cane
Una volta accertata l’infezione, il medico veterinario provvederà all’isolamento del paziente e ad impostare una terapia. Non vi sono terapie specifiche che riescano a combattere il virus della Parvovirosi, tuttavia vi sono una serie di terapie di supporto volte a migliorare i parametri vitali del paziente in modo da permettergli di superare l’infezione.
Quasi sempre è necessaria l’ospedalizzazione del paziente a causa dei rischi di disidratazione e squilibri elettrolitici conseguenti alle perdite che si hanno con vomito e diarrea. Le terapie si basano sulla somministrazione di fluidi per via endovenosa, farmaci antiemetici, antidolorifici, farmaci che stimolino l’aumento dei globuli bianchi, adsorbenti intestinali, fermenti lattici, nutrizione parenterale, talvolta, in caso di infezioni concomitanti, antibiotici ed antielmintici e se disponibile, siero iperimmune.
La durata della malattia dipende da una serie di fattori tra i quali la carica virale, le condizioni immunitarie del cucciolo, i fattori ambientali.
L’utilizzo di prebiotici e probiotici dovrebbe essere iniziato quanto prima, compatibilmente con le condizioni generali del cucciolo; non appena questo infatti riuscirà a trattenere l’alimento è opportuna questa integrazione in quanto questi presidi hanno un immediato effetto sul ripristino dell’equilibrio del microbiota intestinale.
Recenti studi dimostrano che il colostro di cagne che abbiano ricevuto prebiotici e probiotici in gravidanza è maggiormente ricco di immunoglobuline e pertanto con qualità immunitaria superiore, e le loro cucciolate risultano essere più resistenti nei confronti di vari tipi di gastroenteriti (Melandri et al, 2020). Questo in quanto il colostro ricevuto dalla madre gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo del microbiota intestinale e pertanto dell’immunità intestinale e generale: quanto più il colostro avrà elevate qualità immunitarie maggiormente contribuirà a formare solide difese nel cucciolo.
A sostegno di questa teoria vi è anche un altro studio clinico retrospettivo che evidenzia che prebiotici (Fos e Mos) e probiotici (Enteroccoccus faecium e lactobacillus acidophilus), se somministrati in determinate concentrazioni a cagne gravide nelle ultime settimane di gestazione, riescono ad aumentare le qualità immunitarie del colostro rendendolo più ricco di alcune immunoglobuline (Alonge et al, 2020), ed in oltre ulteriori studi sono in corso.
Vi sono numerosi mangimi complementari formulati per sostenere la salute intestinale di cani e gatti e tra questi Florentero Act® di Candioli Pharma.
Affidati sempre al tuo veterinario di fiducia che saprà certamente consigliarti il protocollo migliore per i tuoi amici a quattro zampe.
L’importanza della vaccinazione
La profilassi vaccinale è alla base della prevenzione della parvovirosi.
Il vaccino contro il parvovirus rientra nelle vaccinazioni core del cane, ma che significa? Che una vaccinazione si definisce core quando protegge da malattie gravi, potenzialmente fatali e presenti in tutto il mondo. E la parvovirosi canina, è una di quelle.
La parvovirosi canina è un’infezione grave, addirittura fatale, e la vaccinazione è la strategia preventiva necessaria. Ti basterà seguire le indicazioni del medico veterinario, anche rispetto al momento giusto per “mettere a terra” il tuo cucciolo e farlo socializzare in sicurezza con altri cani, rispetto al grado di immunizzazione già raggiunto attraverso il protocollo vaccinale.
In qualità di proprietario, puoi fare davvero molto, ricordandoti di rispettare le date delle vaccinazioni, fin da cucciolo e nel corso della vita del tuo cane.